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Tredici medaglie: sei ori, cinque argenti e due bronzi, è stato l'italiano più medagliato nella storia delle Olimpiadi...
MILANO - È morto all'età di 93 anni stamani nella sua casa di via Solferino a Milano il grande schermidore Edoardo Mangiarotti. Lo ha confermato la famiglia. La morte è giunta per probabile crisi cardiaca. Con le sue tredici medaglie,sei ori, cinque argenti e due bronzi, è stato l'italiano più medagliato nella storia delle Olimpiadi.
LA SCHEDA - Edoardo Mangiarotti è stato figlio d'arte ed è cresciuto grazie agli insegnamenti del padre Giuseppe Mangiarotti, già schermidore di prestigio internazionale che aveva indossato la divisa azzurra alle Olimpiadi di Londra nel 1908 e maestro d'arma che importò in Italia le varianti della scuola francese di scherma. Edoardo ha condiviso la passione per la scherma con i fratelli Mario e l'altro olimpionico Dario. Relativamente ai soli Giochi olimpici ha collezionato complessivamente fra il 1936 e il 1960 ben 6 medaglie d'oro, 5 d'argento e 2 di bronzo ed è a tutt'oggi l'atleta più medagliato della storia dell'Italia ed il quarto in assoluto, a pari merito con altri due atleti, alle spalle di Larissa Latynina a quota 18 medaglie, Michael Phelps con 16 e Nikolai Andrianov con 15. Per quanto concerne i campionati del mondo sono 26 le medaglie conquistate, delle quali la metà d'oro. Anche nella speciale classifica degli schermidori plurimedagliati ai mondiali risulta l'italiano più vincente di sempre. Si è ritirato dalla scena agonistica dopo le Olimpiadi di Roma del 1960 come il più grande schermidore di spada di tutti i tempi. Ha collaborato in qualità di inviato-giornalista per la Gazzetta dello Sport dal 1949 al 1972 occupandosi della rubrica sulla scherma. Nel biennio 1959-1960 ha fatto parte del comitato di gestione della Federazione Italiana Scherma nominato dal CONI insieme a Gastone Darè e Renzo Nostini. Nel 1981 è stato insignito dal Comitato Olimpico Internazionale dell'ordine olimpico di bronzo per l'anno 1977 e nel 1998 gli è stata conferita la massima onorificenza italiana dall'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro che lo ha nominato Cavaliere di Gran Croce. Anche la figlia Carola è stata una tiratrice di scherma che ha rappresentato l'Italia alle Olimpiadi, partecipando a quelle di Montreal nel 1976 e di Mosca nel 1980. Mangiarotti ha condiviso col marciatore Ugo Frigerio e lo sciatore Gustav Thoeni il privilegio di essere stato selezionato per due volte come alfiere dell'Italia in una cerimonia d'apertura delle Olimpiadi, avendo portato il tricolore sia a Melbourne nel 1956, sia a Roma nel 1960.
PETRUCCI - "Da oggi la nostra medaglia d'oro è in Paradiso". È questo il primo, commosso pensiero del presidente del Coni, Gianni Petrucci, per la morte di Edoardo Mangiarotti. "È stato semplicemente l'uomo delle Olimpiadi: straordinario atleta, per le vittorie e i risultati conseguiti, punto di riferimento non solo per il mondo della scherma ma per tutto lo sport italiano. Non ha fatto mai mancare il suo supporto, ha sempre seguito e incitato i nostri azzurri ai Giochi", ha aggiunto Petrucci. "Avevo incontrato martedì la figlia a Milano e mi aveva detto che Edoardo non stava bene - ha concluso il presidente del Comitato olimpico - Il suo ricordo ci accompagnerà anche a Londra: rimane un esempio indelebile, senza età".
PAGNOZZI - La scomparsa di Edoardo Mangiarotti è "un grande dolore, acuito dalla certezza che non potrà essere con noi a Londra. Ci mancherà la sua presenza forte e carismatica, capace di trasmettere la giusta carica a tutta la squadra italiana". Così Raffaele Pagnozzi, segretario generale del Coni e capo della delegazione azzurra ai Giochi 2012, che, ricorda, aveva incontrato di recente Mangiarotti a Milano "durante il lancio Sky delle iniziative legate proprio all'ormai imminente appuntamento con i Giochi. "Difficile trovare aggettivi per tributargli gli indiscussi meriti guadagnati in pedana e nel corso della sua gloriosa esistenza spesa in nome della passione per lo sport e per le Olimpiadi. Sono certo che avrebbe gioito nel vedere Valentina Vezzali portare la bandiera, come fece lui a Melbourne '56 e a Roma '60".
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